Michela Balzino JPO storie dal campo

Michela: JPO a New York

Michela Balzino, Junior Professional Officer a New York, ci racconta il suo percorso all’interno delle Agenzie ONU e ci consiglia come affrontare la candidatura e la selezione per il JPO Programme o Programma Giovani Funzionari delle Organizzazioni Internazionali.

I primi passi nel sistema ONU

Mi chiamo Michela Balzino e sono Junior Professional Officer al Department of Operational Support presso il Segretariato delle Nazioni Unite a New York, dal novembre del 2019.

Mi sono laureata alla triennale e magistrale in Ingegneria Ambientale al Politecnico di Torino, e durante gli studi ho partecipato a dei programmi di scambio per studenti  in Finlandia e in Brasile.

Finita l’università, ho iniziato a lavorare con le Nazioni Unite con un internship di sei mesi a Roma, presso la sede del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite o World Food Programme (WFP). Dopo il tirocinio mi hanno assunta come consulente.

Attraverso queste prime esperienze mi sono specializzata nella Humanitarian Supply Chain, con un’attenzione specifica per gli aspetti ambientali delle operazioni del WFP.

Fin da subito mi sono interessata ai programmi sponsorizzati da UNDESA, mi sono quindi candidata al Fellowship Programme e sono stata selezionata per l’ufficio del WFP Somalia, che per motivi di sicurezza ha sede a Nairobi, in Kenya.

Qui ho avuto modo di toccare con mano l’impatto degli interventi delle Nazioni Unite sul campo e mi sono appassionata ancora di più al mio lavoro.

Terminato l’anno della fellowship, mi è stato offerto di rimanere a lavorare nello stesso ufficio per un altro anno ed io ho accettato con grande entusiasmo. Nel frattempo continuavo ad ambire al JPO Programme, per il quale mi candidavo ogni anno. Dopo qualche tentativo, mi hanno selezionata per una posizione al Segretariato a New York dove attualmente lavoro.

Il JPO Programme

Il Junior Professional Officer Programme è un programma di cooperazione multilaterale, sponsorizzato dal governo italiano e implementato dal Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (UN/DESA).

Il Programma permette a giovani qualificati fino a 30 anni (33 per i laureati in medicina) di consolidare il proprio profilo, attraverso un’esperienza formativa e professionale nelle organizzazioni internazionali del sistema delle Nazioni Unite per un periodo di 2/3 anni.

Lo scopo del Programma è duplice. Da una parte favorisce le attività di cooperazione tecnica delle organizzazioni internazionali, associando giovani funzionari ad iniziative di sviluppo. Dall’altra consente a giovani interessati alle carriere internazionali di compiere rilevanti esperienze professionali, che nel futuro ne potrebbero favorire il reclutamento da parte delle organizzazioni stesse o in ambito internazionale.

Nella mia attuale posizione di JPO continuo a consolidare il mio profilo nell’Humanitarian Supply Chain assistendo le Missioni di Pace e le Missioni Politiche Speciali nella pianificazione delle operazioni sul campo.

In particolare mi occupo anche della transizione ecologica di queste missioni del Segretariato, per raggiungere la carbon neutrality nel trasporto di contingenti, materiali ed equipaggiamenti, dell’introduzione di energie rinnovabili e dell’eliminazione della plastica.

Fellowship e JPO: somiglianze e differenze

Come italiani siamo molto fortunati ad avere due programmi di formazione e di crescita come la Fellowship e il JPO Programme, entrambi sponsorizzati dal governo italiano. Non molti Paesi offrono queste opportunità.

Entrambe sono incredibili occasioni per mettersi in gioco, imparare e crescere professionalmente, nel mondo delle organizzazioni internazionali e della cooperazione.

Ci sono però differenze rilevanti tra i due programmi.

Il grado – la figura del fellow è molto più simile a quella di un tirocinante, mentre con il JPO si è a tutti gli effetti parte dello staff delle Nazioni Unite, con un grado P2 o professional Level 2.

La durata – il Fellowship Programme dura un anno, mentre il JPO dura 2 o 3 anni. Quest’ultimo garantisce quindi una prospettiva più a lungo termine nella gestione delle proprie attività e della propria crescita all’interno dell’organizzazione;

Il livello di responsabilità –  a causa della durata maggiore, il JPO permette, con il trascorrere del tempo, un aumento di responsabilità all’interno dell’organizzazione.

Per me il JPO è stato il passo successivo naturale, dopo l’esperienza formativa della Fellowship, per poter continuare a crescere e mettere in pratica le abilità e le competenze accumulate negli anni precedenti.

Vorrei sottolineare però che entrambe le esperienze sono estremamente personali e dipendono dal carattere individuale del candidato, dal luogo, dal team di lavoro, dall’organizzazione e dall’ambiente circostante.

Consigli per l’application al JPO

Consiglio a chi vuole candidarsi per il JPO di prepararsi con il dovuto anticipo e non fare l’application all’ultimo secondo.

L’application infatti è lunga e richiede il giusto tempo e la giusta attenzione. Non si tratta solo di fare un copia e incolla del proprio CV. Si dovrebbe definire in maniera solida il proprio profilo, le competenze e le aspirazioni del candidato.

Suggerisco anche di:

1)    Non usare frasi fatte, meglio scrivere le vere, personali, motivazioni per cui si fa domanda;

2)    Dare omogeneità all’application. Le esperienze e le competenze menzionate nella prima parte dell’application devono trovare una coerenza nella motivation letter.

Questo non vuol dire che nella motivation letter ci si debba ripetere (mi raccomando non fate questo errore!). Al contrario, senza ridire le stesse cose, bisogna spiegare la propria motivazione per partecipare al programma e le ambizioni per il futuro. Il tutto collegandosi in maniera organica e coerente con le esperienze descritte prima.

3)    Menzionare solo esperienze che possano essere rilevanti per la candidatura.

4)    Chiedere a qualcuno di rileggere la nostra application e darci un parere, sia riguardo al contenuto, sia alla correttezza dell’inglese.

A volte dopo aver preparato un’application, la si impara quasi a memoria ed è difficile notare eventuali imperfezioni.

A mio parere è utile chiedere ad un amico o un collega un’opinione o qualche buon consiglio per poterne migliorare forma e contenuto.

Consigli per le prove di selezione al JPO

Se si passa la prima selezione c’è poi la prova orale, basata di solito su competency based questions. Ma può anche esserci, prima dell’orale, una prova scritta per verificare le competenze più tecniche.

Tuttavia in alcuni casi, anche nella prova orale, insieme alle competency based questions potrebbero essere fatte altre domande tecniche. In ogni caso, la struttura della prova orale viene comunicata al candidato qualche giorno prima.

Per affrontare la prova orale in primis consiglierei di fare una ricerca approfondita sull’agenzia/organizzazione e sull’ufficio che ha richiesto il JPO. Parlo del suo mandato, della struttura, ma anche dei progetti attivi.

Per quel che riguarda la parte tecnica, suggerisco di leggere documenti e materiale condivisi sul sito dell’organizzazione/agenzia che vi riguarda.

Questo aiuta a comprendere meglio le competenze tecniche, richieste per la posizione che vi riguarda. Inoltre può essere utile anche per familiarizzare con il vocabolario UN.

Per quanto riguarda le competency based questions (CBQs) i miei consigli:

1- cercare online tutorial che spieghino cosa sono le CBQs e qual’è il miglior modo per rispondere;

2- cercare online esempi di CBQs relative alle core competencies (teamwork, professionalism, etc.) menzionate per la vostra posizione e indicate anche nella email di preselezione;

3- preparare degli esempi di situazioni in cui avete messo in pratica queste core competencies. Nel preparare questi esempi andate nello specifico ma senza esagerare nei dettagli. Dovete dare gli elementi sufficienti per far capire ai selezionatori il contesto, la situazione, la difficoltà che avete incontrato e come l’avete superata;

4- praticate queste brevi storie, ripetendo ad alta voce;

5- infine (facile a dirsi, ma ben più difficile a farsi) non stressarsi troppo e cercare di stare tranquilli.

In bocca al lupo!

Gloria Ripaldi

Abruzzese cittadina del Mondo. Ho sempre avuto la passione per l'ambiente e per il volontariato. Ho studiato ingegneria Energetica e ho proseguito con una magistrale tra Barcellona e Stoccolma in Sviluppo Sostenibile, con un focus sulla cooperazione internazionale, soprattutto in ambito tecnico. Grazie alle varie opportunità per giovani cooperanti ho avuto modo di lavorare in Mozambico, in Bolivia, Perù, Ecuador, Portogallo e Filippine Sono appassionata di temi come Climate Change Mitigation, Elettrificazione Rurale, Economia Circolare e Responsabilità Sociale di Impresa. Questo blog mi da la possibilità di sentirmi ogni giorno sul campo anche scrivendo da una scrivania.

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