Bruno Selvestrel ci racconta come dalla sua esperienza con i corpi civili di pace nell’Amazzonia ecuadoriana sia nata l’associazione no profit Nina Aps, che a breve aprirà una cioccolateria sociale in Veneto.
La mia esperienza in Amazzonia
Sono stato un anno a Tena, nella regione amazzonica del Napo, Ecuador, come volontario dei corpi civili di pace con Engim. Quell’anno mi ha cambiato la vita, sia dal punto di vista umano che professionale, e mi ha aiutato a vedere le cose con una prospettiva diversa.
Sono voluto partire per mettermi in gioco fuori dall’Europa. L’occasione perfetta era un progetto che univa le mie tre grandi passioni: il lavoro nel sociale, l’amore per la natura e la gastronomia. Ho cercato di trasmettere un pò di quello che mi ha dato questa mia incredibile avventura scrivendo “La foresta dei sapori”.
Conoscere questa realtà così diversa, dove con molte meno comodità dell’Europa, la condivisione è sempre centrale, mi ha fatto riscoprire un profondo rispetto per la natura e per un certo tipo di socialità.
Sono rimasto colpito dal ruolo della donna in questo contesto. Le donne sono il motore trainante all’interno delle comunità indigene dell’Amazzonia. Sono loro a portare avanti instancabili tutte le attività principali della vita di tutti i giorni, dal crescere i figli, al coltivare la terra, fino ad occuparsi della vendita dei prodotti al mercato.
La nascita dell’associazione
Quando sono tornato in Italia ho frequentato un master in gestione di imprese sociali. Poi il richiamo ancora forte dell’Amazzonia, di questo mondo in cui tutto viene condiviso in comunità, e di tutte le donne fortissime che ho conosciuto, mi ha spinto a fondare Nina aps.
Nina è nata da un sogno condiviso. Ero rimasto in contatto con altre persone che come me avevano fatto un’esperienza di servizio civile o con i corpi civili di pace in Sudamerica. La speranza comune tra di noi era infatti riuscire a continuare in qualche modo quel percorso che attraverso il servizio ci aveva cambiato la vita. Nina è stata e continua ad essere la materializzazione di quel sogno.
Con in testa tante idee e nomi di chi pensavo avrebbe potuto aiutarci, da Belluno che è la mia città, sono andato a Roma. Volevo stimolare un interesse e un impegno per questa grande sfida di fondare un’associazione che lavorasse per le donne in Ecuador e in Italia.
Uno dei motivi che ci ha spinto a costruire qualcosa da zero è stata la difficoltà che spesso come giovani abbiamo incontrato nell’avere uno spazio all’interno di organizzazioni grandi o comunque collaudate. Volevamo uno spazio dove sentirsi veramente liberi di esprimerci e di poter creare qualcosa di nuovo. Questo è infatti anche lo spirito di Nina: dare voce alle donne, al “fuoco” che risiede nelle donne (nella lingua kichwa ‘nina’ significa proprio ‘fuoco’).
Non è un caso che tra i soci le donne siano la maggioranza. Proprio come la nostra presidentessa, Stefania Cametti, che è stata un elemento chiave nel costituire questa associazione. Lei veste ottimamente il ruolo di una senior, che complementa noi under 35. Alla nostra voglia di fare e al nostro entusiasmo lei aggiunge l’esperienza e una visione più ampia, per portare insieme Nina sulla giusta strada.
Le difficoltà di una associazione appena nata
Mettere in piedi un’associazione di promozione sociale in Italia è stato abbastanza complicato. Anche se a livello burocratico i requisiti formali sono pochi per iniziare, non è semplice muoversi sul piano operativo.
Per creare un’associazione è sufficiente scrivere un semplice statuto ed un atto costitutivo, ma poi bisogna seguire l’iter della propria regione per essere riconosciuti ed iscriversi ai registri regionali e soprattutto partecipare ai primi bandi pubblici è molto difficile perché di solito si richiede un’anzianità dell’associazione di due anni. Perciò abbiamo puntato sul fare rete con altri enti che credessero in noi. Enti che volessero sostenerci nella scrittura di progetti per realizzare attività in Ecuador e in Italia.
Nonostante le difficoltà, il percorso con Nina si sta rivelando una bellissima esperienza. Per una volta come gruppo di giovani non ci sentiamo costretti ad incasellarci, a conformarci come spesso accade per trovare un lavoro dignitoso. Al contrario ci sentiamo agenti di un cambiamento e primi fautori del nostro lavoro e di quello che vogliamo fare nella nostra vita. Penso che questa sia una grandissima libertà, che per ora ancora abbiamo in Europa, ma per cui dobbiamo continuare sempre a lottare.
I progetti in Amazzonia e la scommessa sul cioccolato
Nina piano piano sta realizzando i suoi primi progetti tra l’Amazzonia e l’Italia, sempre al fianco delle donne. Nei primi mesi dell’emergenza Covid, abbiamo sostenuto le donne indigene dell’associazione AsotexChambi per realizzare e distribuire mascherine protettive in tessuto lavabile e biodegradabile e vogliamo promuovere nell’area un’alimentazione sana e opportunità lavorative legate alla valorizzazione di prodotti alimentari tipici della selva, come yucca, platano e chonta.
In Veneto stiamo lavorando per aprire una cioccolateria sociale, che darà a donne che vivono in situazioni di fragilità opportunità di formazione e inserimento lavorativo. La scelta di puntare sul cacao per creare lavoro e nuove possibilità di vita per donne in difficoltà non è casuale. Il cioccolato ci sembrava un mezzo giusto perchè storicamente la sua produzione è sbilanciata in favore di grosse aziende. Al contrario i diritti dei produttori, dei piccoli contadini vengono calpestati. Si registrano inoltre casi di lavoro minorile in molti Paesi produttori.
Ma soprattutto la cioccolateria si lega alle attività di Nina in Ecuador in un progetto a lungo termine. Anche con le comunità indigene ecuadoregne con cui collaboriamo, vogliamo creare progetti per permettere alle donne non solo di dedicarsi alla coltivazione delle fave di cacao, ma anche di produrre e commercializzare prodotti più complessi. L’obiettivo è creare nuove fonti di reddito e opportunità per le giovani donne della comunità, senza dover abbandonare la loro terra. Ovviamente la cioccolateria del nostro progetto in Italia, che abbiamo chiamato Nina Kakaw sarà felice di essere tra i primi acquirenti di questo prodotto.
Per noi il cacao può essere un mezzo di riscatto e di empowerment, ed un ponte tra la realtà sudamericana e quella europea che nel nostro piccolo cerchiamo di costruire.
Consigli per aspiranti cooperanti
Sulla base della nostra esperienza come Nina Aps, vorrei per prima cosa consigliare a chi vuole lavorare nella cooperazione di non fermarsi di fronte alle prime difficoltà ma perseverare. Tenendo ben presente i vostri obiettivi più grandi, insistete, perché si tratta di un settore che ha bisogno dei giovani per crescere, evolversi e migliorare. Secondo, consiglio di specializzarsi per poter creare progetti seri e professionali, con strutture e dinamiche davvero sostenibili. Terzo, invito chi vuole occuparsi di cooperazione in Italia a fare rete con altri enti e con altri giovani che la pensino allo stesso modo. Si tratta soprattutto di darsi una mano per costruire qualcosa di serio e durevole, perchè da soli non si può riuscire a fare nulla di significativo.