Giulio Gentile, volontario in servizio civile in Brasile con CESC Project si racconta.
Il Brasile chiama
Sono Giulio, ho 27 anni e vengo da Avezzano, una cittadina in provincia dell’Aquila, tra le montagne Abruzzesi. Ho studiato scienze filosofiche a Roma e mi sono laureato nel 2018, l’anno seguente ho avuto modo di conoscere il servizio civile universale grazie al racconto e al vissuto di due mie carissime amiche Gloria ed Alberta, la prima che ha svolto il servizio civile all’estero e la seconda in un museo della mia città.
Le motivazioni che mi hanno spinto a fare domanda per il Servizio Civile Universale (SCU) sono state tante. Prima di tutto c’era la voglia di conoscere una realtà diversa dalla mia, un nuovo popolo ed una nuova cultura e la voglia di mettermi in gioco in un progetto in ambito educativo. Ma prima di ogni altra cosa volevo mettermi all’ascolto e al servizio dell’altro.
Scelsi così di applicare per un progetto in ambito educativo nel Sud America tramite un’organizzazione chiamata CESC Project di Roma. Il progetto di Servizio Civile era basato in Brasile, in una cittadine al confine tra Brasile, Paraguay ed Argentina chiamata Foz de Iguazu.
In generale sento che il Brasile ce l’ho nel DNA, è una terra che mi affascina da sempre, dove in passato hanno vissuto alcuni antenati e dove ancora oggi vive una mia carissima cugina chiamata Elisabetta. Lei mi ha sempre descritto e il Brasile come una terra bellissima, ed ogni volta lo fa sempre con gli occhi pieni di luce. Il suo entusiasmo e la mia curiosità mi hanno convinto a fare domanda.
Comunque posso garantire che i suoi racconti hanno avuto una conferma da parte mia, la natura del Brasile ha qualcosa che affascina, soprattutto il calore delle persone che è qualcosa che ti rimane dentro per sempre.
Un anno a Foz do Iguacu
Il mio SCU è quindi iniziato a marzo del 2019 e finito a marzo 2020, durante la pandemia. Purtroppo il rientro non è stato bellissimo e non ho avuto modo di salutare degnamente tutte le persone con cui ho lavorato, ma anche tutti i bambini e i ragazzi con cui ho condiviso un intero anno.
Sono partito da Roma con altri due ragazzi, Giovanni e Lisa e ho passato con loro un anno intero ospitati da una organizzazione chiamata: Sociedade Civil Nossa Senhora Aparecida. Questa organizzazione opera a Foz do Iguazù, in uno dei quartieri più carenti della città Porto Meira.
A Porto Meira si trova una delle zone occupate, ovvero una delle favelas più grandi del Sudamerica che si chiama Ocupação Bubas e i nostri progetti in ambito educativo e sanitario si svolgevano tutti in quella zona, a Porto Mera. Gli abitanti dell’area però preferiscono usare la parola “comunidade” o comunità al posto di favela, associato solo a caratteristiche negative.
Foz do Iguazù è una città incredibile. Questo si percepisce ancora prima di atterrare con l’aereo. Perchè è un congiunto unico di saperi, di lingue e di sogni inespressi dovuto alla presenza della triplice frontiera, che rende il posto magico.
Molti dicono che Foz do Iguazù sia una città al margine e che non rappresenti il vero Brasile. Io credo che è una città all’alba delle sue possibilità, essere stranieri lì vuol dire portare con sé un valore e una differenza da mettere a frutto tramite l’incontro. Io ho avuto modo di collaborare con persone bellissime che mi hanno fatto crescere molto.
Inoltre la presenza della triplice frontiera ci permetteva di conoscere posti diversi e di viaggiare ogni fine settimana da Paese a Paese senza dover prendere un aereo, muovendoci via terra o addirittura a piedi.
Mettersi al servizio del territorio
Foz do Iguazù ospita anche una delle sette meraviglie naturali al mondo: le Cataratas, ovvero le cascate di Iguazù che sono davvero magnifiche e questo fa capire ciò che caratterizza la città. Proprio grazie alla presenza delle cascate, il turismo è il motore dell’economia locale, che porta più soldi alla popolazione, tuttavia c’è una parte della popolazione più svantaggiata e che ha bisogno di un di un’assistenza particolare, e che si trova a vivere in quartieri poco sviluppati.
In Brasile ho collaborato in tre progetti: in un asilo con bambini dai 3 ai 6 anni. In un progetto di doposcuola per ragazzi, per cui ragazzi dai 6 ai 16 anni, ed in una segreteria, ovvero un centro de aprendizagem o formazione, che collega i giovani al mondo del lavoro. Grazie a questi tre progetti ho avuto modo di lavorare con ragazzi e bambini di ogni fascia d’età.
È stato grazie al Brasile che ho capito l’importanza di mettersi al servizio del prossimo e del proprio territorio. Ho infatti iniziato nuovi progetti in particolare Marsica Sharing con altri ragazzi della mia città e con i quali stiamo cercando di sviluppare un luogo di dialogo sia telematico che fisico per valorizzare la nostra zona: la Marsica.
Ho poi avuto modo in questi giorni di iniziare anche un piccolo libricino riguardo la mia esperienza di servizio civile e spero di poterlo pubblicare quanto quanto prima
Consiglio a tutti i ragazzi che sono interessati a fare questo tipo di esperienza, di informarsi perché è un’esperienza che veramente vale la pena e cambia totalmente la visione del mondo. Cambia il modo in cui si guardano le cose e tutto acquista un diverso valore.