Giusy Musarò ci racconta del suo lavoro presso la sede AICS e del percorso che l’ha portata in Tunisia.
Il lavoro ad AICS Tunisi
Lavoro presso la sede AICS di Tunisi come assistente in un programma di cooperazione delegata, finanziato dall’Unione Europea ed implementato dalla sede AICS di Tunisi in partnership con il Programma Alimentare Mondiale (PAM). Questo è il mio terzo anno ad AICS, dopo essere arrivata qui come UN Fellow nel 2021.
Il programma al quale lavoro ha come obiettivo quello di promuovere investimenti privati nel settore dell’agricoltura e della pesca, verso dei sistemi di produzione più sostenibili dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Il Programma prevede la collaborazione con enti pubblici, istituzioni finanziarie locali ed una fitta rete di attori attivi nei settori di intervento, che offrono sia servizi finanziari che non finanziari.
Essendo in questo caso AICS ente esecutore del Programma, il mio lavoro e quello del mio team comprende la gestione delle attività del programma, tra cui quella di un Fondo di sostegno finanziario, il supporto al monitoraggio e alla reportistica, alla scrittura e valutazioni di call for tenders e call for proposals, la supervisione dei contratti con terze parti ecc. Ovviamente la partecipazione ad eventi e tavole tematiche con altri partner e stakeholders, e la ricerca di sinergie e collaborazioni con altre iniziative e programmi sul territorio rimane una parte importante del lavoro svolto.
Gli inizi
Ho una laurea triennale in mediazione linguistica e culturale, dove ho studiato arabo. Non ero partita inizialmente con l’idea di lavorare nel settore della cooperazione, ma ero più interessata alla parte linguistica e culturale dell’area geografica. Il mio interesse per il sociale si traduceva in attività di volontariato che svolgevo nel mio tempo libero. E’ solamente dopo il mio Erasmus a Parigi, dove ho conosciuto varie persone che lavoravano nel settore della cooperazione e dello sviluppo, che ho cominciato ad esplorare quali potessero essere le opportunità lavorative nel settore.
Tornata a Milano dopo l’Erasmus, il master ISPI in International Cooperation, ha catturato la mia attenzione e l’ho inizialmente scelto “un po’ di pancia”. Il master mi ha sicuramente offerto delle buone basi sia teoriche che pratiche, soprattutto in project cycle management, ed il tirocinio finale previsto dal Master mi ha permesso di fare la mia prima esperienza sul campo.
Ho lavorato in Child Protection con una piccola ONG in Marocco, a Tangeri. Lavorare in una piccola ONG mi ha permesso di imparare tanto, ritrovandomi a seguire necessariamente tutto il ciclo di un progetto, dallo sviluppo di need assessments e scrittura di proposte progettuali, alla gestione dei progettii in corso. Lo stretto contatto con i beneficiari dei progetti è stata uno delle parti più interessanti, in quanto mi ha permesso di comprendere meglio il contesto in cui lavoravo e a captare problematiche non sempre facilmente visibili.
Dopo il master e l’esperienza in Marocco, guardando le vacancy mi sono resa conto che varie offerte richiedevano un titolo universitario superiore e ho deciso di iscrivermi ad una laurea specialistica in Politiche Internazionali alla School of Oriental and African Studies (SOAS) di Londra. Si tratta di un’università con una forte tradizione nella ricerca su Africa, Medio Oriente e sviluppo. Studiare alla SOAS ha arrichito molto il mio bagaglio personale, perché mi ha permesso di affrontare tematiche che in Italia non sono molto conosciute o per cui non c’è ancora grande attenzione.
All’epoca non avevo voluto scegliere una magistrale troppo specifica perché ancora non sapevo quali aree di lavoro all’interno della cooperazione mi interessavano di più. Il settore, infatti, è molto ampio; ci sono diversi ruoli, ma anche diverse tematiche in cui è possibile specializzarsi.
In seguito ho partecipato al programma di volontariato europeo EUAV, oggi sostituito dal Corpo Europeo di Solidarietà. Attraverso il Programma ho trascorso sei mesi in Italia presso la sede centrale di una ONG italiana a supporto del Desk MENA. Il programma prevedeva altri sei mesi all’estero, che purtroppo non ho potuto portare a termine a causa del COVID. L’anno seguente ho trovato un lavoro presso una società di consulenza nel settore dello sviluppo, per cui ho lavorato qualche mese prima di intraprendere l’esperienza di Fellowship UNDESA con AICS in Tunisia.
L’esperienza di Fellowship è stata molto interessante. Lavorare presso AICS mi ha permesso di avere una visione più macro sulle iniziative di sviluppo in corso sia a livello bilaterale che multilaterale, partecipare ad eventi e riunioni con autorità locali, organizzazioni della società civile, altri donatori e organizzazioni internazionali, oltre che meglio comprendere e partecipare ai processi di formulazione delle iniziative.
Consigli per la Fellowship
Premesso che ogni anno si ricercano profili diversi, in base alle richieste arrivate dalle diverse agenzie ONU, il consiglio che mi sento di dare è di cercare di valorizzare le proprie esperienze pregresse, ma cercando di mantenere un profilo abbastanza generale, che possa essere spendibile in vari ambiti.
Consiglio, inoltre, di porre attenzione alla scelta dei 3 possibili settori di lavoro al momento della compilazione della domanda, cercando di unire le proprie aspirazioni alle esperienze pregresse svolte. La lettera motivazionale rappresenta un buon momento per mettere in evidenza questa relazione.
La prova orale consiste in una competency-based interview. Ci sono molte risorse online disponibili per capire al meglio come si svolge la prova e come prepararsi al meglio. In generale, è importante guardare le competenze richieste nella vacancy. Di solito le domande poste saranno collegate a tali competenze. E importante poi prepararsi degli esempi concreti per rispondere alle domande del colloquio sulla base del metodo STAR (Situation, Task, Action, Result).